Caricamento in corso

“faccio un lavoro che mi fa sentire libero”. Da Sartre a Pecora.

“faccio un lavoro che mi fa sentire libero”. Da Sartre a Pecora.

La libertà è un concetto complesso e sfaccettato, spesso frainteso e abusato. Quando si parla di libertà, si può fare riferimento a due dimensioni principali: la libertà “di” fare qualcosa e la libertà “da” qualcosa. Queste due prospettive, sebbene interconnesse, offrono visioni diverse e complementari della libertà.

Libertà “di” e Libertà “da”

Libertà “di” si riferisce alla possibilità di agire, di scegliere, di esprimersi. È la libertà positiva, quella che ci permette di realizzare i nostri desideri e aspirazioni. Ad esempio, la libertà di parola, la libertà di movimento, la libertà di scegliere il proprio lavoro.

Libertà “da” invece, è la libertà negativa, quella che ci libera da costrizioni, oppressioni e interferenze. È la libertà da coercizioni esterne, come la libertà dalla paura, dalla povertà, dalla tirannia.

Quando si sente dire “faccio un lavoro che mi fa sentire libero”, si sta generalmente facendo riferimento alla libertà “di”. Questa affermazione implica che il lavoro permette di esprimere se stessi, di crescere professionalmente e personalmente, di avere autonomia nelle decisioni. Tuttavia, questa frase può nascondere delle inesattezze o delle semplificazioni.

Autonomia e controllo sono elementi chiave per sentirsi liberi nel proprio lavoro. Anche in lavori apparentemente autonomi, esistono vincoli e responsabilità che possono limitare questa libertà. Ad esempio, un freelance può avere la libertà di scegliere i propri progetti, ma deve comunque rispondere alle esigenze dei clienti e rispettare le scadenze.

La libertà di sentirsi realizzati nel proprio lavoro è fondamentale. Tuttavia, non tutti i lavori offrono le stesse opportunità di crescita e realizzazione. Inoltre, la percezione di libertà può variare notevolmente da persona a persona, a seconda delle proprie aspettative e aspirazioni.

Le condizioni di lavoro influenzano significativamente la percezione di libertà. Un ambiente di lavoro positivo, con buone relazioni tra colleghi e superiori, può aumentare la sensazione di libertà. Al contrario, un ambiente tossico o stressante può ridurre significativamente questa percezione.

La filosofia ha esplorato a lungo il concetto di libertà. Jean-Paul Sartre, uno dei maggiori esponenti dell’esistenzialismo, ha sottolineato che la libertà è una condizione intrinseca dell’essere umano, ma anche una responsabilità pesante. Secondo Sartre, siamo “condannati alla libertà”, nel senso che siamo sempre liberi di scegliere, ma anche responsabili delle nostre scelte.

Jean-Paul Sartre, uno dei più influenti filosofi del XX secolo, ha esplorato il concetto di libertà in modo profondo e complesso. La sua filosofia esistenzialista si basa sull’idea che l’esistenza precede l’essenza, il che significa che gli esseri umani esistono prima di avere una natura predeterminata e sono liberi di definire se stessi attraverso le proprie scelte e azioni.

Non esiste un destino o una natura predefinita che guidi le nostre azioni; siamo noi a dover dare significato alla nostra esistenza attraverso le nostre scelte. Questo porta inevitabilmente a un senso di angoscia, poiché ogni scelta implica una responsabilità totale e ineludibile.

Nel suo capolavoro “L’Essere e il Nulla” (1943), Sartre esplora la natura della coscienza e della libertà. Egli distingue tra l’essere “in sé” (l’essere delle cose, che è pieno e determinato) e l’essere “per sé” (l’essere umano, che è coscienza e libertà). La coscienza è sempre coscienza di qualcosa e, in quanto tale, è caratterizzata dalla capacità di negare e superare la realtà data. Questa capacità di negazione è ciò che rende la coscienza libera.

La libertà, secondo Sartre, non è solo una condizione di possibilità, ma anche una fonte di angoscia. Poiché siamo liberi di scegliere, siamo anche responsabili delle conseguenze delle nostre scelte. Non possiamo attribuire la colpa delle nostre azioni a fattori esterni o a una natura predeterminata. Questa responsabilità totale è ciò che Sartre chiama “angoscia esistenziale”.

L’angoscia non è una semplice paura, ma una consapevolezza profonda della nostra libertà e della nostra responsabilità.

Per Sartre, vivere autenticamente significa riconoscere e accettare la propria libertà e la responsabilità che ne deriva. L’autenticità implica vivere in modo coerente con i propri valori e scelte, senza nascondersi dietro scuse o autoinganni. Questo richiede un continuo sforzo di riflessione e auto-consapevolezza, poiché è facile cadere nella “mala fede”, ovvero nel tentativo di negare la propria libertà e responsabilità.

La filosofia di Sartre ci invita a riflettere profondamente sulla natura della libertà e sulla responsabilità che essa comporta. Essere liberi significa essere condannati a scegliere e a dare significato alla propria esistenza, un compito che può essere tanto esaltante quanto angosciante. La libertà, quindi, non è solo un diritto, ma anche un dovere verso se stessi e verso gli altri.

Gaetano Pecora, in una lezione magistrale, ha distinto tra “liberi di” e “liberi da”, evidenziando come queste due dimensioni della libertà siano essenziali per comprendere la nostra condizione esistenziale e politica. Essere liberi di fare qualcosa implica avere le opportunità e le capacità per farlo, mentre essere liberi da qualcosa implica essere esenti da costrizioni e oppressioni.

Gaetano Pecora, noto storico delle dottrine politiche, ha offerto una riflessione profonda e articolata sul concetto di libertà, distinguendo tra “liberi di” e “liberi da”. Questa distinzione è cruciale per comprendere non solo la nostra condizione esistenziale, ma anche le dinamiche politiche e sociali che influenzano la nostra vita quotidiana.

Essere “liberi di” fare qualcosa significa avere le opportunità e le capacità necessarie per realizzare le proprie aspirazioni. Questa dimensione della libertà è spesso associata alla libertà positiva, che si concentra sulle possibilità di azione e di espressione.

Ad esempio, la libertà di parola, la libertà di movimento e la libertà di scegliere il proprio lavoro rientrano in questa categoria. Pecora sottolinea che per essere veramente “liberi di”, è necessario che esistano le condizioni materiali e sociali che permettano l’esercizio di queste libertà. Senza tali condizioni, la libertà “di” rimane un concetto astratto e irrealizzabile.

D’altra parte, essere “liberi da” qualcosa implica essere esenti da costrizioni, oppressioni e interferenze esterne. Questa è la libertà negativa, che si concentra sull’assenza di ostacoli e coercizioni. Pecora evidenzia che la libertà “da” è altrettanto essenziale, poiché senza di essa, le libertà positive non possono essere pienamente godute. Ad esempio, la libertà dalla paura, dalla povertà e dalla tirannia sono condizioni necessarie per poter esercitare le proprie libertà positive in modo significativo.

Pecora argomenta che una società giusta e democratica deve trovare un equilibrio tra queste due dimensioni della libertà. Non basta garantire le libertà positive se non si eliminano le costrizioni che impediscono alle persone di esercitarle. Allo stesso modo, non è sufficiente rimuovere le oppressioni se non si creano le opportunità per l’azione e l’espressione. Questo equilibrio è fondamentale per una democrazia che voglia essere non solo formale, ma anche sostanziale, capace di rispondere alle esigenze dei suoi cittadini in modo completo e inclusivo.

Le riflessioni di Pecora hanno importanti implicazioni politiche e sociali. In un contesto politico, garantire la libertà “di” significa promuovere politiche che favoriscano l’educazione, l’occupazione e la partecipazione civica. Garantire la libertà “da” implica invece l’adozione di misure che proteggano i cittadini da abusi di potere, discriminazioni e ingiustizie sociali. Solo attraverso un approccio integrato che consideri entrambe le dimensioni della libertà, è possibile costruire una società equa e democratica.

La distinzione tra “liberi di” e “liberi da” proposta da Gaetano Pecora ci invita a riflettere sulla complessità del concetto di libertà e sulle sue molteplici sfaccettature. Comprendere e bilanciare queste due dimensioni è essenziale per promuovere una società in cui tutti possano vivere in modo libero e dignitoso. La libertà, quindi, non è solo un diritto da rivendicare, ma anche una responsabilità collettiva da costruire e mantenere.

La frase “faccio un lavoro che mi fa sentire libero” può essere corretta se considerata nel contesto della libertà “di”. Tuttavia, è importante riconoscere che la libertà nel lavoro è un concetto relativo e complesso, influenzato da molteplici fattori. La vera libertà, sia “di” che “da”, richiede un equilibrio tra autonomia, realizzazione personale e condizioni di lavoro favorevoli.

La libertà è un concetto dinamico e multisfaccettato, che richiede una riflessione profonda e continua per essere pienamente compreso e realizzato.

Condividi l'articolo