Dall’America all’Italia. Il Valore dell’Immigrazione nel Mercato del Lavoro.
L’immigrazione è un fenomeno complesso che, sebbene spesso percepito in maniera negativa, porta con sé numerosi vantaggi dal punto di vista economico e sociale. Tuttavia, le politiche nazionali spesso non riescono a sfruttare appieno questo potenziale, rendendo necessario un cambiamento di prospettiva.
Dal punto di vista economico, i flussi migratori rappresentano una risorsa fondamentale. Gli immigrati spesso occupano posti di lavoro che altrimenti resterebbero vacanti, contribuendo così a colmare le lacune nel mercato del lavoro. Questo è particolarmente vero nei settori che richiedono manodopera non specializzata, come l’agricoltura, la ristorazione e i servizi di pulizia. Inoltre, gli immigrati contribuiscono al sistema fiscale attraverso le tasse che pagano, sostenendo così i servizi pubblici e il welfare.
Le politiche nazionali, tuttavia, spesso non riescono a riconoscere e valorizzare questo contributo. Invece di favorire l’integrazione e la formazione professionale degli immigrati, molte politiche si concentrano su restrizioni e controlli, limitando così il loro potenziale contributo economico.
Sul piano sociale, l’immigrazione arricchisce le comunità con nuove culture, tradizioni e prospettive. Questa diversità culturale può portare a una maggiore comprensione reciproca e a una società più inclusiva e tollerante. Tuttavia, l’integrazione non è sempre facile e richiede sforzi sia da parte degli immigrati che delle comunità ospitanti.
È importante sottolineare che chiunque delinque è giustamente soggetto a politiche di espulsione, all’interno di protocolli sanciti dalle costituzioni nazionali, dal più ampio respiro del diritto dell’uomo. Tuttavia, è cruciale che queste politiche siano applicate in modo equo e trasparente, senza generalizzazioni che possano stigmatizzare intere comunità.
Negli Stati Uniti, il recente aumento dell’immigrazione ha avuto un impatto significativo sul mercato del lavoro. Secondo il Congressional Budget Office (CBO), il numero di immigrati netti è salito a 3,3 milioni nel 2024, rispetto a 2,7 milioni nel 2022. Questo aumento ha contribuito a una crescita della forza lavoro di circa 100.000 lavoratori al mese e ha aiutato a ridurre la tensione nel mercato del lavoro.
Negli ultimi anni, l’immigrazione ha svolto un ruolo cruciale nel mercato del lavoro sia in Italia che negli Stati Uniti. Nel 2024, l’Italia ha registrato 2,5 milioni di lavoratori stranieri, che rappresentano il 10,5% del totale degli occupati. Questo dato segna una crescita del 6,1% rispetto all’anno precedente. In confronto, negli Stati Uniti, il numero di immigrati netti è stato di 3,3 milioni, in aumento rispetto ai 2,7 milioni del 2022. Questo flusso ha contribuito a una crescita della forza lavoro di circa 100.000 lavoratori al mese, riducendo la tensione nel mercato del lavoro.
Dal punto di vista occupazionale, il tasso di occupazione tra i lavoratori stranieri in Italia è stato del 61,2%, leggermente superiore al tasso di occupazione tra gli italiani, che si è attestato al 60,3%. Negli Stati Uniti, il tasso di occupazione tra gli immigrati è stato del 62%, anche qui superiore a quello dei cittadini statunitensi, pari al 60,5%. Tuttavia, la disoccupazione tra i lavoratori stranieri in Italia è stata dell’11,8%, mentre negli Stati Uniti è stata del 10,5%. Anche l’inattività è risultata inferiore negli Stati Uniti, con un tasso del 28%, rispetto al 30,9% in Italia.
I settori in cui i lavoratori stranieri sono maggiormente impiegati variano, ma in entrambi i paesi si riscontra una forte presenza in occupazioni low o medium skill. In Italia, il 76% dei lavoratori stranieri occupa posizioni esecutive, principalmente come operai, con retribuzioni inferiori rispetto ai lavoratori italiani. Negli Stati Uniti, circa il 70% degli immigrati lavora in occupazioni simili, come l’edilizia, l’agricoltura e i servizi di pulizia.
Le disparità di genere sono una questione significativa in entrambi i paesi. In Italia, le donne migranti hanno tassi di occupazione del 48%, con una disoccupazione del 14,8% e un’inattività del 42,5%. Negli Stati Uniti, le donne immigrate hanno un tasso di occupazione leggermente più alto, pari al 50%, con una disoccupazione del 12% e un’inattività del 40%.
L’impatto della pandemia è stato notevole su entrambi i fronti. In Italia, il calo dell’occupazione tra i lavoratori migranti è stato significativo, con il 34% degli occupati spariti nel 2020 che erano stranieri. Negli Stati Uniti, la situazione è stata simile, con il 30% degli occupati spariti nel 2020 che erano immigrati. Le famiglie con stranieri rappresentano una parte consistente delle famiglie in povertà assoluta: il 27% in Italia e il 25% negli Stati Uniti, rispetto al 6% e al 7% rispettivamente delle famiglie di soli cittadini.
Inoltre, e non secondariamente, la presenza degli immigrati ha un impatto significativo sulla previdenza sociale, sui consumi e sulla crescita demografica sia in Italia che negli Stati Uniti.
Gli immigrati contribuiscono in modo sostanziale ai sistemi previdenziali dei paesi ospitanti. In Italia, i contributi previdenziali versati dai lavoratori stranieri aiutano a sostenere il sistema pensionistico, che altrimenti potrebbe trovarsi sotto pressione a causa dell’invecchiamento della popolazione. Negli Stati Uniti, gli immigrati contribuiscono con miliardi di dollari ogni anno al Social Security Trust Fund, garantendo così la sostenibilità del sistema previdenziale.
Gli immigrati aumentano la domanda di beni e servizi, stimolando così l’economia. In Italia, la presenza di lavoratori stranieri ha portato a un aumento dei consumi, soprattutto nei settori dell’alimentazione, dell’abbigliamento e dei servizi. Negli Stati Uniti, gli immigrati rappresentano una parte significativa della forza lavoro e contribuiscono in modo sostanziale alla spesa dei consumatori, sostenendo la crescita economica.
L’immigrazione è un fattore chiave per la crescita demografica. In Italia, dove il tasso di natalità è basso, gli immigrati aiutano a mantenere stabile la popolazione e a garantire una forza lavoro giovane e dinamica. Negli Stati Uniti, l’immigrazione è una delle principali fonti di crescita demografica, contribuendo a mantenere il paese competitivo a livello globale.
La presenza degli immigrati è fondamentale per la sostenibilità dei sistemi previdenziali, per stimolare i consumi e per sostenere la crescita demografica.
L’immigrazione rappresenta un elemento cruciale e positivo per il mercato del lavoro sia in Italia che negli Stati Uniti. Tuttavia, esistono ancora sfide significative, come le disparità di genere e la necessità di migliorare l’integrazione e le opportunità di lavoro per i lavoratori stranieri. Le politiche nazionali devono riconoscere e valorizzare il contributo degli immigrati, aldilà delle letture politiche verso il proprio elettorato, promuovendo l’integrazione e il rispetto reciproco per costruire una società più prospera e inclusiva.
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