Lavoro in Italia, cosa non torna. Precari, Autonomi ed Inattivi.
Nel terzo trimestre del 2024, il mercato del lavoro in Italia ha continuato a mostrare segnali di crescita. Secondo i dati diffusi dall’ISTAT, il numero degli occupati è aumentato di 65 mila unità (+0,3%) rispetto al trimestre precedente. Questo incremento è stato trainato principalmente dai dipendenti a tempo indeterminato (+75 mila, +0,5%) e dagli indipendenti (+10 mila, +0,2%), compensando la diminuzione dei dipendenti a termine (-19 mila, -0,6%).
Ma c’è qualcosa che non torna.
La diminuzione dei dipendenti a termine di 19 mila unità (-0,6%) nel terzo trimestre del 2024 evidenzia una persistente precarietà nel mercato del lavoro italiano. Questo fenomeno può essere attribuito a diversi fattori.
Molti contratti a tempo determinato non vengono rinnovati, lasciando i lavoratori in una situazione di incertezza e instabilità economica. Questo può essere dovuto alla prudenza delle aziende nel confermare contratti a lungo termine in un contesto economico incerto.
La precarietà è più accentuata in alcune regioni rispetto ad altre. Ad esempio, al Sud Italia, la percentuale di lavoratori precari è significativamente più alta rispetto al Nord. Questo crea disparità regionali che influenzano negativamente il mercato del lavoro.
I lavoratori precari spesso ricevono salari inferiori rispetto ai loro colleghi con contratti stabili. In Italia, la retribuzione media annua lorda per dipendente è inferiore del 12% rispetto alla media UE. Questo rende difficile per i lavoratori precari raggiungere una stabilità economica.
L’aumento degli indipendenti di sole 10 mila unità (+0,2%) nel terzo trimestre del 2024 suggerisce che la crescita del lavoro autonomo è ancora limitata. Alcuni dei motivi principali includono:
La pandemia, anche se lontana, ha avuto un impatto significativo sul lavoro autonomo, con una contrazione del 2% tra il 2018 e il 2021. Anche se c’è stata una ripresa, le difficoltà economiche continuano a limitare la crescita.
Le incertezze economiche e sanitarie legate alla pandemia hanno reso difficile per molti lavoratori autonomi pianificare a lungo termine e investire nelle loro attività.
La crescita del lavoro autonomo è influenzata anche dalla competitività e dalla produttività del mercato. Negli ultimi dodici mesi, i lavoratori autonomi sono cresciuti di 249 mila unità, ma questo aumento deve essere analizzato in termini di effetti sul mercato del lavoro, in particolare in termini di salari e produttività.
Un altro fenomeno in Italia, che desta preoccupazione, è che una parte significativa della popolazione in età lavorativa ha deciso di smettere di cercare lavoro. Secondo i dati più recenti, ci sono 61 mila persone tra i 15 e i 64 anni che hanno scelto di non cercare più un impiego. Questo fenomeno è particolarmente evidente tra le donne e le persone con più di 50 anni, due gruppi in cui si registra anche un aumento della disoccupazione.
Le ragioni per cui queste persone smettono di cercare lavoro possono essere molteplici. Molti individui si sentono scoraggiati dalla difficoltà di trovare un’occupazione adeguata e preferiscono ritirarsi dal mercato del lavoro. Le condizioni di lavoro precarie e i salari bassi possono spingere le persone a rinunciare alla ricerca di un impiego. In particolare per le donne, le responsabilità familiari e la mancanza di supporto per la cura dei figli o degli anziani possono influire sulla decisione di non cercare lavoro.
Questo fenomeno ha un impatto significativo sul mercato del lavoro italiano. La presenza di un alto numero di inattivi può influenzare negativamente la crescita economica e la produttività del paese. Inoltre, la mancanza di partecipazione al mercato del lavoro può portare a una perdita di competenze e a un aumento della dipendenza economica.
I dati ISTAT del terzo trimestre del 2024 mostrano una crescita del mercato del lavoro, ed è essenziale considerare anche gli aspetti meno positivi. La precarietà e la crescita limitata del lavoro autonomo assieme agli inattivi sono tre sfide significative che richiedono attenzione e interventi mirati per garantire una crescita occupazionale stabile e inclusiva.
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